Saldi nella felicità

In un sabato mattina di sole e cielo azzurro, il centro di Milano è invaso dal pubblico dei saldi: è il primo giorno. La gente si azzuffa, si spinge, il corso sembra esplodere.
Esco da un negozio con ampie vetrate al cui interno il pubblico si accalca con fame e clamore.
Fuori c’è il sole e il cielo. Fuori, davanti ai vetri di cristallo, ci sono loro. Un padre, una figlia, un figlio e un cane. Non sono assolutamente eleganti, anzi. Sono oggettivamente indigenti, vestiti di maglioni sdruciti, di pantaloni consumati e scarpe logore. Ma non barboni, no. Sono italiani come me e te.
Mentre il cane gioca, tenuto leggermente al guinzaglio, il padre e i bambini guardano con stupore dolcemente divertito la ressa accalcarsi alle casse. Niente invidia, niente desideri. Spettatori pacifici di una scena che appartiene al vecchio mondo: il consumismo.
Sono illuminati dal sole e si godono l’aria tiepida di uno straordinario 5 gennaio. A loro questa vita non appartiene, si vede dagli occhi. A loro appartengono altri valori, che anche io spesso dimentico. La purezza del cielo, dei giochi senza niente, della vita da vivere.
Perché in una splendida giornata come oggi, dove il cielo è azzurro come non è stato mai e il sole accarezza il viso con dolcezza, non c’è bisogno di comprare niente, per essere felici.


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